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Mi permetto di uscire dalla crisi

La fortuna è l’incontro felice tra preparazione e opportunità.

In molti, prima o poi, abbiamo provato a un certo punto l’impulso di mollare tutto, salvo che, rimanendo in azione e in comunicazione con altre persone, riusciamo a trovare opportunità che emergono e che, a volte, costituiscono per noi addirittura una svolta significativa.

Considerati i cambiamenti tecnologici, sociali ed economici attuali, chiunque cerchi ancora di operare secondo le stesse modalità che portavano al successo vent’anni fa è destinato a rimanere fermo al palo: fin troppo facile concordare su questa affermazione, meno facile perseguire un nuovo punto di equilibrio per la complessità degli elementi in gioco e, a volte, l’illusione di trovare la ricetta rapida o l’escamotage giusto.

Il successo è determinato da diversi livelli e tipologie di fattori, che non sono solo opportunità, restrizioni, ostacoli. Riguardano ciò che è necessario e utile fare; selezionare, gestire e monitorare azioni, piani e strategie; riconoscere il proprio modo di scegliere e pensare rendendolo più aperto e flessibile; identificare e riflettere sul proprio ruolo e la propria mission, definendo quali ne siano lo scopo e la vision, che collegano l’organizzazione e la persona con i sistemi più ampi nei quali sono inseriti.

Le visioni del futuro ci forniscono la guida nelle nostre vite e nel nostro lavoro, dandoci la forza e la motivazione per operare scelte, portarle avanti, realizzare cambiamenti.

Le vision più potenti derivano dal considerarsi parte di qualcosa di più grande di noi stessi o della nostra azienda, catturano un senso generale di direzione, piuttosto che uno specifico obiettivo, comportano la capacità di vedere oltre i confini del qui e ora presagendo scenari futuri, stabilendo obiettivi anche a lungo termine e rimanendo concentrati su di essi.

L’innovazione ha molto poco a che fare con la quantità di denaro da investire in tecnologia, ricerca o sviluppo ma è una questione prima di tutto di persone: noi stessi e quelle che si hanno a disposizione, quelle che possiamo far crescere e che possono condividere con noi la nostra avventura.

Ciò che ci occorre, oltre a una visione a lungo termine, è la visione periferica, quella che coglie i segnali deboli, le influenze sottili in atto nell’ambiente attuale e nelle relazioni che intratteniamo e di cui siamo parte.

Possiamo anche pensare che la cosa più importante da fare per raggiungere il successo sia quella di perseguire delle scelte azzeccate, di rispondere al mercato e ai concorrenti e di farlo rapidamente. Fermarci per riflettere sulla nostra professione, la nostra attività, la nostra organizzazione, affidarci alla nostra passione per ciò che stiamo facendo possono sembrarci aspetti secondari se non addirittura una perdita di tempo più prezioso se dedicato direttamente all’attività.

Se questa attività poi non è coronata da successo, possiamo tranquillamente imputarlo al mercato, alla legislazione, alla concorrenza, alla crisi, al clima o al governo.

Ma ciò che ci occorre prima di tutto è avere una visione che ci ispiri. Non quella fatta di belle parole che certe organizzazioni a volte scrivono sulle loro brochure, ma quella che ci permette di allineare fattori ambientali, azioni, scelte strategiche e tattiche, modi di pensare, cultura aziendale e professionale, valori, persone e comunicazione convogliandoli tutti verso obiettivi importanti, sostenuti a loro volta da obiettivi quotidiani.

Una vision chiara mantiene viva l’attenzione: anziché ignorarle, saremo consapevoli delle opportunità che incontriamo e saremo pronti a coglierle al volo.

Questa autenticità ci permette di perseverare, di continuare a innovare, a pianificare, a improvvisare, a sperimentare e a interagire anche con circostanze difficili.

Ma il fattore essenziale per il successo è sapersi dare il permesso: il permesso di provare, di correre rischi, di sbagliare, di uscire dalla zona di confort (che è meno confortevole di quanto sembri a prima vista) per muoverci verso terreni da esplorare, di avere successo.

Più di ogni altra sfida che si presenta a un imprenditore, a un professionista, c’è quella che riguarda l’ottenere il permesso da se stessi, dal proprio team, dalla propria sfera privata. Questo è un momento formidabile.

Il messaggio che ci sta mandando quella che definiamo “crisi” è che ci troviamo in un altro “mondo” che va quindi affrontato in un altro modo. Ciò che ha costituito benessere, si sta trasformando in fardello per chi crede che prima o poi tutto tornerà come prima. Nessuna tecnologia ci renderà competitivi, se non cominciamo noi per primi a pensare e valutare con differenti modalità. Per accedere a questo diverso modo di pensare, prima di tutto dobbiamo darci il permesso di interrompere loop disfunzionali, di uscire dalle strettoie in cui ci troviamo, di ottenere successo.

Occorre guardare avanti, mobilitandoci verso l’obiettivo che vogliamo raggiungere e non solo indietro, verso ciò che non funziona.

Perché uscire dalla crisi si può e ognuno di noi ha grandi riserve di esperienza e di creatività per trovare il suo personale come.

La tendenza generale è preoccuparsi di allungare la vita: a noi piacerebbe molto allargarla almeno un po’.

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