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LA COMUNICAZIONE CHE UNISCE

  • claudiovigoni6
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 3 min
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La Comunicazione è un’area molto più vasta e molto più ricca di quanto abitualmente si pensi. Intanto aver studiato e conoscere le scienze inerenti la comunicazione e saper comunicare non sono esattamente la stessa cosa, anche perché la Comunicazione non si identifica solo con il “saper parlare” e usare -sia pur bene- i mezzi di comunicazione.

La Comunicazione va dal micro ossia i dati che i nostri 5 sensi raccolgono e che sono la base indispensabile per interagire con la realtà, al macro, ossia il modo in cui consideriamo il mondo e come pensiamo che secondo noi funzioni o debba/dovrebbe funzionare.

Questa ampia varietà di temi fa capo a pochi elementi di base, che sono il fondamento di questa disciplina: nella misura in cui la Comunicazione è coerente con questi riferimenti validanti è funzionale, efficace ed etica. Ecco la qualità della Comunicazione.

Il primo di questi fondamenti si chiama “creare un ponte”, termine che attiene alla comunicazione da molti decenni e non è moda recente.

Nessuno di noi ha in tasca l’unica vera chiave che gli consente di dare l’unica vera lettura della realtà e tutte le letture sono com-possibili. Dobbiamo quindi costruire un ponte su cui possa passare la relazione comunicativa per creare codici comuni.

Quando comunichiamo mettiamo in campo una serie di tecniche, spesso senza rendercene conto. E ci ispiriamo a modelli, principi, linee guida che abbiamo incontrato e assorbito in anni di interazioni, relazioni e comunicazioni, anche in questo caso raramente in maniera consapevole. Tutto ciò contribuisce a creare quello che potremmo definire il nostro stile comunicativo, di cui andiamo fieri, oppure che vogliamo migliorare o cambiare.

Ma non basta. Dobbiamo aggiungere anche il modo in cui ci predisponiamo a comunicare, quale obiettivo abbiamo in quella situazione, cosa ci importa particolarmente e di cosa siamo convinti, che ruolo attribuiamo a noi stessi in questa comunicazione e che idea abbiamo circa il modo in cui le cose stanno e devono -o dovrebbero- funzionare. In pratica qual è il nostro “modello del mondo”.

Ma davvero funziona così in ogni comunicazione? Certo, davvero! Anche nel semplice “buongiorno!” che diciamo ai nostri familiari, amici, colleghi, collaboratori iniziando una nuova giornata. Anche nel “buongiorno!” che non diciamo, perché in quel momento non ne abbiamo voglia o siamo concentrati su altro.

Il fatto è che tutto ciò che crea il nostro stile comunicativo e il nostro modello del mondo vale anche per tutte le altre persone esattamente allo stesso modo, così ci troviamo a 8 miliardi di risultati poco o tanto diversi, ottenuti tutti seguendo un medesimo processo.

Cosa ci fa credere che il nostro stile e le nostre scelte siano le migliori, le uniche giuste e corrette e debbano essere vincenti?

Comunicare è ben rappresentato dall’attraversare questo ponte e incontrarsi:


  • In modo paritario. Non ci possono essere barriere e differenze di genere, età, luogo di nascita, livello economico,

    capacità, titoli, idee di qualche superiorità. La parità non può avere condizioni né essere parziale.


  • In modo ecologico. La Comunicazione deve essere compatibile con le persone e i contesti, in un continuo equilibrio di rapporti e di valori. Non possono esistere tecniche da usare “sulle” persone, bensì strumenti, tecniche, tecnologie, mezzi e risorse per vivere esperienze comunicative d’incontro “con” le persone. Anche il termine “ecologia” qualifica la Comunicazione da molti decenni senza avere riferimenti solo ambientali.


  • In modo generoso. Non ci sono “vincenti”, perché ciò implica necessariamente che ci siano “perdenti”. Non ci riferiamo solo alle situazioni belliche, di scontro economico o ideologico; ci riferiamo prima di tutto alla mentalità quotidiana con cui affrontiamo le situazioni ogni giorno, le persone che incontriamo, quelle che lavorano e vivono con noi. Non esiste una comunicazione vincente. Anche il concetto di “win/win”, tanto caro a chi crede di negoziare qualcosa, significa che se noi tutti qui vinciamo, qualcuno fuori da qui sta perdendo. “Qui” può essere qui in casa, qui nel nostro ufficio o azienda, qui nella nostra comunità, qui nella società occidentale… “Qui” -in qualunque sistema che vogliamo considerare ora- possiamo vincere, con grande gioia e sollievo di tutti, ma “fuori da qui” -in un sistema più ampio che comprende anche il nostro- qualcuno perde e in quel “qualcuno” siamo compresi anche noi: solo che per il momento ci può capitare il lusso di non accorgercene.


  • In modo gentile. La comunicazione generosa e gentile può essere messa in atto solo da persone generose e gentili. Collaborative e sociali, non individuali e vincitrici. Perché è la gentilezza che passa sul ponte, lo tiene aperto e ci fa crescere in una società che cresce e migliora.

 
 
 

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